Oggi, la Carbon Footprint di Prodotto (CFP) è un elemento strategico per le aziende che desiderano promuovere un'economia a basse emissioni e migliorare la propria impronta di carbonio. Ma come può concretamente favorire la profittabilità del business? Scopriamolo.
L'importanza delle dichiarazioni ambientali è in continua crescita. Le aziende di ogni settore stanno comprendendo quanto sia cruciale dimostrare un impegno reale verso la sostenibilità. Come dimostrano le ultime ricerche, circa il 67% della popolazione italiana afferma che le proprie decisioni d’acquisto sono influenzate dalla volontà dell’azienda di intraprendere azioni socialmente responsabili. Tuttavia, molti consumatori sono convinti che spesso si tratti di green-washing attuato per un ritorno di immagine. Di frequente, quando ci troviamo davanti a un prodotto d’acquistare, ci capita che questo sia marchiato con dichiarazioni come “meno 60% di CO2 emessa”, “eco-friendly” e diciture simili.
La chiave per conquistare la fiducia dei consumatori è la verifica indipendente delle dichiarazioni ambientali. Questo processo garantisce trasparenza e affidabilità, confermando che le emissioni riportate siano veritiere. Uno degli strumenti più efficaci è proprio la Carbon Footprint di Prodotto (CFP), conforme alla norma UNI EN ISO 14067:2018, che consente di calcolare le emissioni di gas serra lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto, espresso in CO2 equivalente. Basata sulla metodologia Life Cycle Assessment (LCA), la CFP analizza le seguenti fasi:
La verifica della Carbon Footprint per le aziende da parte di un ente terzo assicura che i risultati dello studio LCA siano accurati e rappresentino correttamente l’impatto ambientale. Questo è particolarmente rilevante alla luce della recente proposta della Commissione Europea del 22 marzo 2023, che impone restrizioni alle dichiarazioni ambientali ingannevoli e promuove l'uso di dati verificati.
Oltre a contribuire agli adempimenti legislativi, la CFP è utile per sviluppare nuove aree di business o fidelizzare i propri clienti.
Prendiamo come esempio un’organizzazione il cui principale cliente abbia stabilito un limite massimo di emissioni di gas serra all’interno della propria politica di approvvigionamento. Aver calcolato e sottoposto a verifica indipendente la CFP dei propri prodotti può aiutare l’organizzazione a dimostrare il rispetto dei requisiti di emissione del cliente e garantire il prosieguo del rapporto o, in caso di nuovo cliente, facilitare l’avvio di una solida relazione commerciale e di partnership.
La Carbon Footprint di Prodotto si rivela utile anche a scopi di efficienza e miglioramento del prodotto. Identificare le fasi del ciclo di vita che generano le maggiori emissioni permette di migliorare l'efficienza energetica e ridurre l'impatto ambientale. Una quantità maggiore di emissioni rispetto alla media dello stesso tipo di prodotto può dipendere da diversi fattori come:
Le ragioni possono essere varie, ma realizzare uno studio di CFP permette di identificare le maggiori fonti di emissione e agire sui punti critici in modo da migliorare l’impronta climatica del proprio prodotto. Adottare una strategia di ecodesign già dalla fase di progettazione aiuta a minimizzare le emissioni e a migliorare la sostenibilità complessiva del prodotto, assicurando un vantaggio competitivo.
Nel complesso la Carbon Footprint di Prodotto svolge un ruolo cruciale nella promozione della responsabilità ambientale e nel guidare la transizione verso un’economia a basse emissioni. Le aziende che investono nella riduzione della propria carbon footprint ottengono una maggiore competitività, una migliore consapevolezza degli impatti ambientali dei loro processi e contribuiscono a un futuro più sostenibile.
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