Sappiamo ormai tutti cosa sono i PFAS e che il loro soprannome è quello di “sostanze eterne”, conosciamo i danni che possono recare all’ambiente e all’uomo, e fin qui come si suol dire “il danno è fatto”. Ma quali sono le soluzioni per tamponare il danno? Regolamentazione e testing sono la chiave.
Le sostanze polifluoroalchiliche (PFAS) sono un gruppo eterogeneo di sostanze chimiche sintetiche che tendono a non decomporsi e ad accumularsi nel tempo. L'acido perfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluoroottansolfonico (PFOS) sono due dei PFAS più utilizzati, grazie alla loro elevata stabilità e alle proprietà di bassa tensione superficiale.
Dagli anni Cinquanta i PFAS sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, in particolare per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, ossia di impermeabilizzazione. È possibile trovarli anche nelle vernici, nella schiuma antincendio, nei pesticidi e nei componenti delle macchine fotografiche.
Inoltre, queste sostanze sono considerate persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT), possono facilmente migrare nell'aria, nella polvere, negli alimenti, nel suolo e nell'acqua. Insomma, sono ovunque.
Come appena detto, i PFAS sono sostanze organiche che persistono nell’ambiente: possono essere trasportati dall’aria, dall’acqua e dalle specie migratorie attraverso le frontiere internazionali, raggiungendo regioni in cui non sono mai stati prodotti o utilizzati. È necessaria una gestione internazionale dei rischi in quanto nessuna regione è in grado di gestire da sola i rischi che queste sostanze comportano.
Inoltre, i PFAS sono collegati a una serie di problemi di salute, tra cui:
Da quando i media hanno iniziato a rivelare gli effetti di queste sostanze chimiche eterne, sono cominciate le pressioni affinché l'uso dei PFAS sia vietato sui prodotti e si trovino alternative più sicure.
Cosa si è fatto finora:
L’unione Europea, in realtà sta valutando la messa al bando totale dei PFAS. Questo, chiaramente, sta incontrando la resistenza di molte catene produttive che faticherebbero a sostenere il cambiamento. (da Internazionale, n. 1507 – anno 30, p.49). Tuttavia, alla luce dei moltissimi commenti ricevuti durante le consultazioni pubbliche, che si sono chiuse lo scorso settembre, ECHA ha previsto una serie di step nel corso del 2024. In particolare, i commenti e la proposta stessa verranno valutati da RAC (Risk Assessment Committee) e SEAC (Socio-Economic Analysis Committee) sulla base dei settori coinvolti e dei diversi temi proposti.
Le imprese stanno sempre più sostituendo i PFAS con sostanze chimiche più sicure e tecnologie maggiormente rispettose dell’ambiente. Tuttavia, questo processo è tutt’altro che semplice e spesso richiede tempi lunghi
Per quanto già esiste ed è prodotto, l’affinamento della regolamentazione è indispensabile e i servizi a supporto della conformità a tale regolamentazione altrettanto. È qui che entrano in gioco i test, che possono svolgere i nostri laboratori pH:
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