Guida ESG per Imprese
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Imprese e ESG: percorsi di sostenibilità nelle supply chain

Guida ESG per imprese

Articolo di: Alberto Sartori Data: 29 Apr 2024

Le imprese e la responsabilità ESG: una guida per la sostenibilità nelle catene di approvvigionamento

Le tematiche ESG (Environment – Social – Governance) sono sempre più al centro delle priorità per il business, soprattutto per grandi imprese e società quotate. Le aziende si trovano di fronte alla sfida di integrare principi di sostenibilità in tutte le fasi delle loro operazioni, in particolare lungo le catene di approvvigionamento. Questo articolo esplora le responsabilità ESG delle imprese, le normative vigenti, e come attuare pratiche di business sostenibili ed etiche.

Importanza crescente delle pratiche ESG

Negli ultimi anni sono state introdotte numerose leggi a livello internazionale che prevedono obblighi di Due Diligence sui fornitori. L'adozione di pratiche ESG mira a promuovere modelli di sviluppo sostenibile, garantendo al contempo la tutela dell'ambiente, la protezione dei diritti dei lavoratori e il rispetto degli interessi dei consumatori.

Il ruolo delle normative internazionali

L’Unione Europea sembra essere finalmente avviata ad approvare una Direttiva nota come CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), che prevede una serie di obblighi per grandi aziende in ambito di prevenzione e mitigazione del rischio nelle supply chain, rimedio di eventuali criticità e rendicontazione agli stakeholder. Oltre a questa, ci sono anche numerose altre iniziative previste dal legislatore europeo all’interno del pacchetto di misure promosso con il Green Deal. Il Regolamento EUDR (EUropean Deforestation Regulation), per esempio, prevede un obbligo di due diligence estesa alla supply chain per gli operatori economici che importino o esportino prodotti collegati alle seguenti categorie: bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno e gomma. Una nuova normativa inoltre cercherà di prevenire l’importazione di prodotti collegati allo sfruttamento lavorativo di persone in condizioni di semi-schiavitù. Oltre che a livello comunitario, normative di questo tipo sono già in vigore a livello nazionale in molti Paesi Europei, tra cui Germania e Francia, ma anche in USA e Gran Bretagna.

Sfide e soluzioni per le imprese

Nonostante l'importanza di una due diligence adeguata, non sempre le aziende hanno piena visibilità dei passaggi intermedi tra i diversi livelli di fornitura o sono in grado di raccogliere le necessarie informazioni in maniera tempestiva e accurata. Spesso, chi si occupa di procurement non possiede le competenze utili a valutare eventuali rischi per la sostenibilità o si trova a dover affrontare costi elevati di raccolta e analisi di dati ed informazioni.

La proliferazione di sistemi di rating ESG e piattaforme digitali rappresenta sia una risorsa che una sfida, data la mancanza di una regolamentazione uniforme.

Istruzioni per l’uso

Per navigare efficacemente nel complesso panorama ESG, è essenziale adottare un approccio critico verso le auto-dichiarazioni dei fornitori, valutare attentamente la qualità dei certificati e degli standard di sostenibilità, e scegliere enti di certificazione riconosciuti e autorevoli. In particolare:

  • Attenzione alle auto-dichiarazioni – Alcuni servizi di vendor rating potrebbero basarsi in maniera prevalente su informazioni e auto-valutazioni della stessa azienda fornitrice: in assenza di revisione indipendente, esiste un rischio concreto di risultati parziali o “edulcorati”. Le piattaforme digitali possono offrire un servizio estremamente utile grazie alla raccolta di grandi volumi di dati, ma non garantiscono necessariamente la qualità dei risultati di output. Chiedete informazioni sul processo di revisione e approfondite le competenze degli analisti ESG coinvolti.
  • I certificati non sono tutti uguali – Anche un certificato aziendale è l’output di un processo di valutazione rispetto a determinati requisiti di partenza. In assenza di uno standard universalmente riconosciuto come benchmark definitivo in ambito ESG, è importante accertarsi della qualità dei requisiti di certificazione. Tali requisiti possono essere settoriali (rilevanti per un settore merceologico, per determinati prodotti o per alcuni aspetti di sostenibilità) o fare riferimento esclusivamente ad una compliance di legge (variabile quindi a seconda del Paese in cui si trova il fornitore).
  • Gli standard non sono tutti uguali – Anche a causa della vastità degli ambiti ESG, negli anni sono stati emanati molti standard di riferimento in materia di sostenibilità aziendale. Alcuni sono stati promulgati con l’obiettivo di promuovere sistemi di certificazione aziendale; in altri casi sono state emesse linee guida non vincolanti (best practice). Molto spesso, inoltre, gli autori di questi riferimenti normativi sono stati organismi “privati” tra cui società profit e no-profit, associazioni di categoria, ONG ecc. Gli standard più autorevoli e riconosciuti a livello mondiale sono quelli emessi dall’International Organization for Standardization (ISO), anche se a livello settoriale o di prodotto possono acquisire maggiore rilevanza standard emanati da organismi privati con ruoli e competenze specifici.
  • Gli enti di certificazione non sono tutti uguali – Verificate che eventuali certificazioni indipendenti siano emessi da enti approvati e autorevoli. Dove presente, un processo formale e regolamentato di approvazione o accreditamento dell’ente di certificazione fornisce di norma garanzie ulteriori di credibilità degli attori e del risultato, anche laddove lo standard di riferimento sia stato emanato al di fuori del circuito ISO.

Se siete incerti sugli strumenti a vostra disposizione o sulle informazioni offerte dai vostri fornitori, gli esperti TÜV SÜD potranno aiutarvi a valutare le diverse caratteristiche tecniche delle soluzioni disponibili o la bontà delle informazioni ricevute. Scrivici.

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