Il panorama normativo europeo in ambito ambientale è in grande evoluzione: una crescente sensibilizzazione al tema dell’inquinamento ha portato nel 2021 a proibire l’uso di plastiche monouso. Ma tanto può essere fatto, sia dai consumatori che dalle aziende produttrici e da quelle che operano nella filiera del riciclo.
Per prescrizione della cosiddetta Direttiva SUP, alcuni prodotti in plastica come posate, bastoncini cotonati, piatti, cannucce, miscelatori per bevande e bastoncini per palloncini, che costituiscono il 70% dei rifiuti marini, saranno, infatti, vietati in tutta Europa.
A questa, si aggiungono altre disposizioni. Oltre allo stop totale per i prodotti monouso, nell’accordo UE è presente anche un obiettivo di riduzione riguardante altri articoli – come le bottiglie in Pet o i contenitori per fast-food in polistirolo espanso – per cui gli stati membri dovranno impegnarsi a produrre almeno il 25% di essi in plastica riciclata dal 2025 in poi, e le aziende produttrici con almeno il 30% di materiale riciclato, dal 2030.
Il problema non è solo nella produzione della plastica ma anche nel suo smaltimento. Si conta, infatti, che solo l’Europa genera ogni anno 25.8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica, ma meno del 30% di questo materiale viene raccolto per poter essere poi riciclato.
Sebbene l’Italia sia leader europeo nella realizzazione di stoviglie monouso in plastica, non mancano le campagne di sensibilizzazione. A Milano, ad esempio, è partita il 1 marzo 2019 l’iniziativa Milano Plastic Free, in collaborazione con Legambiente e Confcommercio, che ha l’obiettivo di stimolare i proprietari di bar, ristoranti ed esercizi commerciali per aiutarli a rinunciare a bicchieri, posate, piatti, sacchetti e altri contenitori in plastica monouso. La sperimentazione è partita dalle circa 200 attività commerciali di quattro vie della città ma è diretta a qualsiasi esercente che desideri aderire. Milano non è la sola città: le amministrazioni si muovono anche in Piemonte, che lancia un appello ai comuni della regione affinché adottino all’unisono una mozione che vieta l’utilizzo della plastica monouso sui loro territori, e in Sicilia, prima regione d’Italia a dotarsi di una legge ufficiale Plastic Free.
Anche le aziende, in qualsiasi settore operino, hanno la grande possibilità di influire su questo sistema, intraprendendo iniziative per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività e promuovendo strategie di razionalizzazione dei processi produttivi e di contenimento dei consumi in plastica.
La nota icona triangolare può contenere al suo interno numeri da 1 a 7, ciascuno corrispondente a un diverso tipo di platica (differente per aspetto, componenti e destinazione d’uso).
Di questi, solo i simboli dall’1 al 4, ovvero quelli contenenti le sigle PET, PE e PVC sono completamente riciclabili!
All’interno di questo sistema, è fondamentale l’attività svolta da tutta la filiera del riciclo della plastica, ossia dagli impianti di selezione, riciclo e recupero. Gli impianti devono rispettare i requisiti legislativi oltre a standard imposti dal cliente. Per questo TÜV Italia ha messo a punto un servizio customizzato per le aziende che operano in questo settore, offrendo attività di verifica degli impianti.
Attraverso lo svolgimento di questo servizio l’azienda è in grado di individuare possibili rischi derivanti da una sempre più complicata legislazione ambientale che potrebbero mettere a repentaglio la reputazione aziendale, oltre a garantire che gli standard nazionali di riciclo e recupero vengano rispettati.
Riciclare e recuperare salvaguardano l’ambiente dall’immissione di sostanze che potrebbero essere nocivi per gli esseri viventi. In natura tutto è collegato e attraverso l’analisi dei rischi derivanti dalla gestione dei rifiuti è possibile prevenire numerosi impatti ambientali, quali incendi, inquinamento delle falde acquifere o del suolo.
Altre fonti:
Wired - Divieto europeo plastica monouso
Il Sole 24ore - Plastica usa e getta: giro di vite UE
Legambiente - Milano Plastic Free
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