Regolamentazione e test per preservare salute e ambiente dalle cosiddette "sostanze eterne"
Regolamentazione e test per preservare salute e ambiente dalle cosiddette "sostanze eterne"
I PFAS, il cui soprannome è quello di “sostanze eterne”, sono largamente utilizzate in diversi settori industriali e possono, purtroppo, recare danni all’ambiente e all’uomo. Ma quali sono le soluzioni per tamponare il danno? Regolamentazione e testing sono la chiave.
Le sostanze polifluoroalchiliche (PFAS) sono un gruppo eterogeneo di sostanze chimiche sintetiche che tendono a non decomporsi e ad accumularsi nel tempo. I PFAS sono emersi come una preoccupante minaccia per l’ambiente e la salute umana negli ultimi decenni, ma la loro storia risale agli anni '30, quando furono sintetizzati per la prima volta, rivelando proprietà uniche e versatili.
A causa della loro resistenza al calore, agli oli e all'acqua, i PFAS sono stati inizialmente utilizzati in svariate applicazioni industriali e di consumo, inclusi rivestimenti, schiume antincendio, utensili da cucina e persino prodotti per l'abbigliamento.
Dagli anni Cinquanta i PFAS sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, in particolare per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, ossia di impermeabilizzazione. È possibile trovarli anche nelle vernici, nella schiuma antincendio, nei pesticidi e nei componenti delle macchine fotografiche.
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